Il Giocoliere






No so più come fare ad usare la mano destra, per riprendere al volo la pallina che ho lanciato in aria.Sono passati troppi anni da quel giorno che, bambino, mi attirava sempre il fuoco.Il mio nome è Gianbattista, ora un poco sfortunato, ora assai più malandrino; di quel tale che diceva: 'Non si può più bere vino'. 
Il signore dei leoni è partito senza dire niente, ai ragazzi giù del porto; che lo volevano morto. Lui aveva dato fuoco alla baracca dello zio, anni or sono già caduto in basso e infangato il nome suo. Non sarà che a stare in alto ci si veste sempre scuro?.
Ero sempre assai solerte quando Zak rideva forte. Io correvo sì veloce per non fargli troppo torto. Ed è stata quella sera che ho capito al volo, come fare con due mani a girare cinque cerchi; due clavette e tre palline sono bastate a tutto il pubblico sublime.La mia stima per me stesso ho portato in petto. E giravo sempre con il muso in alto.
Ora qui, a ottant'anni, mi sono dato tutto il tempo per riprendere la forza, ormai morale, di non combinarne un'altra. Di non perdere più del tempo con domande esistenziali. Di avanzare più sicuro senza macchia e senza onore, sino al giorno del Signore.
Sono solo un gran coglione che non si ricorda più, né di come a fatto ad andar storta la mia vita; né dei giovani tormenti alle soglie dei miei venti. Anni brutti e sempre bui, quando ti rispondi solo: io non sono ancora assai malato di vecchiaia ceca e nera. Non ho fatto la galera. Io di vita ne ho passata molta; ma perché mi guardi storta?, come fosse un criminale sconosciuto. Sono solo stato in giro senza un soldo e un pantalone nero.

















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